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Un grande italiano a Parigi: Zandomeneghi

Un grande italiano a Parigi: Zandomeneghi

Terminerà a breve, il 29 gennaio, la mostra L’Impressionismo di Zandomeneghi, a Palazzo Zabarella a Padova, ma ve ne voglio parlare, perché nutro un particolare apprezzamento per questo pittore e perché possiate, se avete l’occasione, approfittare della curiosità per visitarla.

Si tratta di un’esposizione organizzata per il centenario dalla scomparsa del pittore, Federico Zandomeneghi, tra i maggiori interpreti del fascino della Belle Époque.

Fa parte, infatti, di un ciclo dedicato agli italiani a Parigi, ovvero a quegli artisti che nell’Ottocento decisero di andare e tentare la fortuna nella città degli Impressionisti e della vita bohémien, come prima del nostro artista sono stati celebrati De Nittis e Boldrini.

Era Zandò per gli amici francesi e gli Impressionisti lo accolsero benevolmente, tanto da consentirgli di partecipare a quattro delle loro mostre.

Zandomeneghi era un figlio d’arte, ma preferì la pittura alla scultura, professionalità che prevaleva nella sua famiglia, dove il babbo e il nonno avevano un’affermata bottega di stampo canoviano.

A Parigi arrivò nel 1874 e ci rimase quasi tutta la vita.

Un forte senso di patriottismo contraddistinse la sua gioventù: la fuga dalla sua Venezia austroungarica per unirsi a Garibaldi nell’Impresa dei Mille e di nuovo con il generale per Terza Guerra d’Indipendenza.

Molto amico di Diego Martelli, grande mecenate dei Macchiaioli, Zandomeneghi maturò, nella villa che il critico possedeva a Castiglioncello, l’idea di recarsi a Parigi e fu ancora grazie al sostegno dell’amico, che riuscì a mitigare il suo difficile carattere, per aprirsi, con intelligenza e sensibilità artistica, alle tendenze più avanzate della pittura francese.

Arrivato nella capitale francese si inserì bene in quell’ambiente artistico, che celebrava una pittura nuova e moderna, conservando il naturalismo della pittura Macchiaiola italiana.

A Parigi fondamentali saranno l’incontro con due artisti in particolare, Pisarro e Degas, e anche l’influenza di Renoir si fa sentire in alcune sue opere.

Zandomeneghi fu il ritrattista fedele e amorevole della vita femminile della borghesia tra ‘800 e ‘900. E nelle chiome d’ora fulvo delle sue fanciulle risplende veramente un ultimo raggio del gran sole tizianesco.

E’ stato, infatti, soprattutto l’interprete dell’emancipazione della donna rappresentata sia nell’ambito della sua vita quotidiana e privata, sia in quello più mondano e moderno.

Donne di tutti i giorni, rappresentante senza orpelli, libere di viversi momenti di svago e serenità.

O riprese nei suoi pastelli, dove ha saputo fermare le fisionomie, i gesti, le atmosfere, creando un immaginario femminile, quello della parigina, che sembra ancora molto attuale.

La mostra ripercorre, attraverso le circa 100 opere esposte, la vita di Zandomeneghi, dagli esordi e da quel profondo legame con Firenze, alla rivoluzione dei Macchiaioli e l’amicizia con Diego Martelli, fino al passaggio dell’artista da un naturalismo legato anche a temi patriottici a quella pittura, che così bene ha saputo interpretare i temi della nuova pittura francese.

Potremo così scoprire questo artista dalla carriera così ricca e straordinaria, che ha saputo così bene mediare due mondi e due maniere così rivoluzionare di dipingere, quali lo sono state la corrente Impressionista e quella Macchiaiola.

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maxim
Written by maxim

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