Siamo quasi a fine visita della mostra di Palazzo Strozzi: Da Kandinsky a Pollock, La grande arte dei Guggenheim, e mi piacerebbe concluderla con questo articolo.
Dopo la sala interamente dedicata a Pollock, siamo arrivati a quelle opere dedicate all’Espressionismo astratto.
- Espessionismo astratto
Incontriamo Wilem De Koonig una delle figure più rappresentative di questa corrente. Personalità inquieta e ribelle, che scopre la forza del segno, creando composizioni, dove la somma del colore, gesto e materia, danno vita a opere rivoluzionarie.
Il movimento dell’Espressionismo astratto si compone di altri artisti, conosciuti con l’appellativo di “irascibili”, fra cui Adolph Gottlieb, con la sua pittura evocativa, Joan Mitchell, Sam Francis, che enfatizza la sensualità dei colori e la loro interazione fra luce e spazio, e Hans Hofmann, che si concentra sul colore, che nelle sue composizioni simili a puzzle, non lascia spazi bianchi, perché è il colore che diventa materia del quadro.
- Palazzo Venier dei Leoni, Venezia. Peggy a Venezia.
Le immagini di una delle sue residenze newyorkesi e delle sue residenze veneziane testimoniano quanto Peggy amasse circondarsi di opere d’arte e degli oggetti degli artisti che collezionavano.
Come amava dire:
“Il 50% delle persone che viene qui lo fa realmente per vedere la mia collezione, gli altri per incontrare quello che loro considerano una celebrità”
- L’Europa del Dopoguerra
Nell’immediato Dopoguerra l’Europa è un laboratorio ricchissimo, fra i protagonisti più importanti Jean Debuffet, che rifiuta gli standard di bellezza e armonia, Alberto Burri, uno dei protagonisti dell’Informale, ispirato all’arte degli analfabeti, dei bambini e dei malati di mente, Emilio Vedova, che urla la sua protesta all’uomo che assalta la sua stessa specie o ancora Lucio Fontana, che emula le nuove scoperte scientifiche e tecnologiche legate allo spazio.
- La grande pittura americana
Alla rivoluzionaria stagione dell’Espressionismo astratto vi è una seconda fase non più legata al gesto, ma sull’interrogare su come si crea l’arte.
Fra gli anni ’50 e ’60 abbiamo Calder, che ha modificato l’idea di scultura, che con la loro mobilità trasformano la forma dell’opera stessa.
Le sue sono forme leggere che si muovono nello spazio, sculture mobili e musicali, dei piccoli gong.
“Ciò che vedi è ciò che vedi”, affermava Frank Stella: non esistono più significati o allusioni ad altro e in questo scompare ogni traccia della mano dell’artista.
Helen Frankenthaler è una delle protagoniste femminili dell’Espressionismo astratto e Mark Rothko è invece un artista molto apprezzato da Peggy, che sviluppa un linguaggio astratto del tutto personale, che vuole condurre ad un’azione contemplativa dello spettatore.
Mark R., con Il piccolo rosso vuole aiutare chi guarda a fermarsi un attimo, a fermare i pensieri, che aiutino a meditare e a guardare più a fondo dentro se stessi e godere della calma.
E alla fine…
- Gli anni sessanta. L’inizio di una nuova era
Troviamo Twombly con i suoi graffiti, che ricordano l’arte preistorica. Le forme elementari e ripetitive che non hanno significato.
Il suo intento è tornare indietro e dare un nuovo senso di libertà senza guardare indietro o ai condizionamenti.
Lichenstein con la sua opera fummettistica raffigura soldati che si preparano alla guerra (questa volta è quella del Vietnam), l’immagine ci ricorda i fumetti, perché questo è il suo stile, e allora riproduce anche i puntini.
Che dire? Una grande mostra e anche ben articolata che ci fanno rivivere anche i grandiosi personaggi che ci hanno permesso di vedere tutto questo: Peggy e Salomon.
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