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Il Tetraedro dei sorrisi di Alberto Marconcini al Monnalisa Day

Il Tetraedro dei sorrisi di Alberto Marconcini al Monnalisa Day

Oggi vi parlerò di un’importante manifestazione di Firenze, il Monnaisaday, a cui è stato invitato a partecipare Alberto Marconcini, artista di Vinci e autore di Lionardo’s senses.

Cos’è questo evento intitolato al quadro e alla signora più famosi al mondo?

Il Monnaisa Day è un progetto nato a Firenze nel 2013, da un’idea del pittore Franco Bini e curato dalla figlia Caterina Bini, per celebrare il simbolico compleanno di Monnalisa Gherardini, la donna dal sorriso più ambiguo della storia.

Infatti, Monnalisa, era nata proprio nel quartiere fiorentino di San Frediano, precisamente in Via Sguazza.

E Alberto Marconcini, artista vinciano, ispirato da sempre al genio di Leonardo (tanto che nel suo ultimo lavoro, lo fa rivivere per noi in maniera multisensoriale), è stato chiamato proprio qui, ad esporre una sua importante opera: Il Tetraedro dei sorrisi.

Quest’opera ha un precedente molto illustre, infatti è stata esposta l’anno passato, al castello di Clos Lucè, ad Amboise, ultima residenza di Leonardo da Vinci, nella mostra Du Clos Lucè au Louvre, curata da Agnese Sabato ed Alessandro Vezzosi.

E’ un lavoro molto particolare, dove l’artista prendendo ispirazione dal sorriso di Leonardo, ha deciso di fonderne insieme ben tre: quello enigmatico della Gioconda, insieme al San Giovanni Battista e alla Sant’Anna, ovvero i quadri più famosi, che il genio del Rinascimento portò con sé in Francia.

Ho partecipato all’evento del Monnalisa Day e ho chiesto ad Alberto di raccontarmi una storia: quella della sua opera, che ora spiegherò meglio anche a voi!

Quasi alla fine del lavoro, il titolo non doveva essere il Tetraedro dei sorrisi, che poi è diventato quello definitivo,
ma Tetraedro Salaìco, da il Salaì (Diavolo), con cui era soprannominato Gian Giacomo Caprotti.

Perché l’intento è proprio quello di riprodurre i tre sorrisi, per poi osservare, che tutti hanno le bocche molto simili, che ricordano proprio quella del Salaì, allievo e modello preferito di Leonardo.

L’opera, che condensa tutta l’essenza del genio leonardiano, è mobile e girandola in senso antiorario, si leggono le lettere alfanumeriche secondo questo ordine: il 17 è la S, l’1 la A, il 10 la L, 1, nuovamente, la A e il 9 la I.

La figura del Tetraedro ha un’antica spiegazione, che risale ai Platonici Greci, per cui questo solido rappresentava il fuoco.

Perché il fuoco? Per la visione fantastica, che Alberto ha elaborato sul rapporto di Leonardo con questo suo allievo prediletto, a volte ingestibile, ma comunque fedele e che fu suo compagno di avventure fino alla fine dei suoi giorni.

Questo dipinto è stato poi realizzato con una tecnica originalissima, nello stile del Marconcini: terra e vino su tela, dove la terra, come ci spiega lui stesso, è quella delle colline vinciane, mentre con il vino ha realizzato i tre sorrisi e lo ha utilizzato per invecchiare la tela.

Già perché questo è la sua vena artistica, riportare tutto indietro nel tempo…il nuovo non è la sua passione.

A conclusione, Alberto, completa la sua visione leonardiana, con impronte di fango, sia delle mani, che dei piedi, a riprodurre la postura vitruviana, col piede sinistro avanti, proprio a ricordare, che Leonardo era mancino, in adorazione di quel sorriso beffardo del Salaì, che tanto lo aveva tanto incantato!

 

 

 

 

 

maxim
Written by maxim

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