Ho partecipato all’interessante incontro al C.R.A: di San Miniato, sul Neo Dada di cui vi vorrei parlare.
E’ il terzo appuntamento di un ciclo di 16 lezioni, che fa riferimento ad un’iniziativa editoriale allegata un po’ di tempo fa a Repubblica e all’Espresso, dove veniva spiegata la complessa arte del XX secolo.
Il video era commentato da Carlos Basualdo, uno dei massimi esperti di arte contemporanea, curatore del Museo di arte contemporanea a Philadelphia, Docente a Venezia e curatore di una Biennale, Direttore di Art Nexus, promotore alla creazione del Maxxi a Roma e coocuratore di Documenta a Kassel.
Accompagnati da Roberto Milani, che ci ha arricchito di spunti e riflessioni, abbiamo guardato il video che ha illustrato e spiegato l’opera di importanti artisti.
La cultura è un alimento, che rende migliore la vita.
Il Neo Dada è un movimento artistico, che riprende i temi e alcuni stili dadaisti.
E’ caratterizzato dall’impiego di materiali moderni e da contrasti assurdi. Inoltre nega apertamente i concetti tradizionali dell’estetica.
Il termine venne reso popolare da Barbara Rose negli anni ’60 e si riferisce ad alcune opere di quegli anni.
Jasper Johns, Yveis Klein, Robert Rauschenberg, alcuni nomi.
Questa corrente ha contribuito a ispirare altri stili come Happening, Fluxus e Pop Art.
Ma per capire meglio anche nel video partiamo da un po’ più lontano, dal Dada, che con il suo ingresso ha rivoluzionato tanto l’arte, da modificare tanto molti concetti, che sembravano assodati.
Già artisti come Picasso e Duchamp erano riusciti a sdoganare molti concetti, fino ad allora considerati come dei dogmi nell’arte.
Iniziamo dalla Fontana di Duchamp del 1917 (in pratica un orinatoio rovesciato), firmata R. Mutt : perché riferirsi a questo oggetto come ad un’opera d’arte e attribuirlo a Marchel Duchamp, benché non sia neppure firmato con il suo nome?
Questo lavoro venne presentato ed esposto dal nostro artista ad un’importante manifestazione artistica americana, quale The Armory Show.
In quel periodo alcuni artisti indipendenti a New York avevano fondato una società, proprio con Duchamp, per portare avanti il loro nuovo senso artistico.
Ma questa scelta di Marcel non fu approvata né da loro, né fu vista di buon occhio alla manifestazione e al di fuori di
essa. Ancora oggi è difficile comprendere l’opera, senza sorriderci su. Collocata in quello che è definito l’orizzonte di attesa.
Non è un’opera d’arte, è un oggetto di uso comune e abbassa il livello artistico, che deve essere un unicum, perché un oggetto di uso comune, è oltretutto qualcosa legato alle funzioni più basse del corpo e fino ad allora l’arte era stata legata allo spirito…questi e tanti altri i commenti, gli studi e le supposizioni.
Lo pseudonimo usato R. Mutt, fa riferimento a Mott, un’azienda produttrice di sanitari dell’epoca e a Mutter, visto che l’orinatoio rovesciato ricorda il ventre di una donna.
Duchamp rispose che questa per lui era un’opera d’arte, perché un artista aveva scelto un
oggetto comune e gli aveva trovato un nuovo significato.
In sintesi Duchamp era stanco delle persone che andavano a guardare le opere e sentenziavano belle o brutte, voleva dallo spettatore un maggior coinvolgimento e una maggiore stimolazione della mente umana, per un pensiero più profondo, che non utilizzasse più soltanto e solo la vista.
Il grande vetro è uno dei due titoli dato all’opera di Duchamp, l’altro è La sposa messa a nudo dai suoi scapoli.
Duchamp vuole fare il capolavoro moderno
Dipinto su vetro è un’opera per essere guardata attraverso. Tema dell’opera è il desiderio, ma sono mondi separati.
Come desiderio è quello dello spettatore verso l’arte.
Coinvolge il corpo, come un’opera di Michelangelo, perché può essere vista da più punti e la
mente.
Il progetto del grande vetro inizia nel 1913 e lasciato nel 1923.
Tu’m (significati vari: Mi ami, mi dai fastidio, Tomba)
L’opera è una riflessione sull’arte di dipingere (mano, campioni, strappo…).
E’ l’ultimo dipinto e una chiusura per aprire un’altra dimensione sul lavoro artistico.
Rebus, 1965, Rauschenberg
E’ un riferimento all’espressionismo astratto, ma anche a Duchamp al suo lavoro artistico.
Duchamp ha un nuovo modo di fare arte, che va al di là della rappresentazione visiva, è l’artista che ha un nuovo pensiero sulle cose, per qualcosa che già esiste.
Artista legato al movimento del Neo Dada è Jasper Johns nei suoi lavori si sofferma sulla rappresentazione artistica, sull’illusione e la realtà. Oggi vive in Connecticut lontano dalle Gallerie d’arte e dal mondo artistico.
Il lavoro di Johns è celebrale a differenza dell’informale e dell’espressionismo americano.
In una sua opera Ale Cans, del 1964, rappresenta due lattine di birra. Oggetti comunissimi, come sfida e risposta a una battuta in cui si diceva, che il suo mercante d’arte, Leo Castelli, avrebbe saputo vendere tutto, anche due lattine di birra!
Non è proprio un ready made, è fatto in bronzo, materiale non facile e anche in maniera accurata.
Le lattine hanno un peso diverso, che si capisce solo con il contatto fisico. Qui si arriva al Neo Dada.
Era molto amico di Robert Rauscenberg.
Johns, Rauscenberg, Duchamp
Abbiamo il passaggio del Dada che porta al Neo Dada, che è anarchica ribellione all’arte tradizionale, verso un’arte più spontanea e giocosa.
Alcuni nomi: Arp, con collage e giornali o Picabia e Man Ray, artisti del New Dada neworkese.
Fare arte è anche creare nuove idee e riflettere su esse.
Accoding to what, 1964
Johns ha ripreso molte delle sue opere e l’ha inserite come ready made, parlando anche dei tre colori primari.
L’evoluzione del ready-made l’abbiamo per Johns con Flag del 1954
E’ una rappresentazione o una bandiera?
E’ un dipinto e un ready-made insieme.
Il nuovo modello americano è quello scaturito dal boom economico e del nascente consumismo.
Jack Kerouac e Gingsberg combattono con i loro scritti contro il conformismo morale della nascente classe chiusa e bigotta.
Il Neo Dada ha un atteggiamento ironico e dissacratore come risposta a questa nuova mentalità borghese e consumista.
Vi è la scomparsa della sovranità dell’artista.
Duchamp viene riattualizzato e vi è una certa risonanza con le sue opere.
Vi è un nuovo rapporto fra opera e spettatore.
Piano piano arriviamo al secondo dopoguerra, dove contestazione e cambiamento che si riflettono anche sul piano artistico.
E l’arte propone nuovi stimoli e maniere per essere usufruita: nascono gli happening, che uniscono teatro, musica e vogliono un maggior coinvolgimento del pubblico. In pratica diventiamo protagonisti e attivi nel compiacimento o diniego del mondo dell’arte e molto tostamente ci prendiamo la responsabilità di ciò che proviamo.
Prossimamente si parlerà di POP ART: Giovedì 11 febbraio, ore 21.00, presso il CRA di San Miniato!
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